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ToggleChe cos'è la capsulite adesiva (o spalla congelata)?
La capsulite adesiva è una patologia a carattere infiammatorio che causa dolore e invalidità del paziente. Si ha un'importante limitazione dei movimenti e dolore costante, ingravescente nella notte (fino a rendere difficile il sonno) e che rende impossibile anche la normale gestualità.
Quali sono le cause della capsulite adesiva?
Le cause non sono chiare; quello che si è notato è una maggiore incidenza di casi nelle donne tra i 35 e i 50 anni e nei soggetti con:
- patologie metaboliche come diabete e ipo/ipertiroidismo;
- patologie già lamentate alla spalla come lesioni alla cuffia dei rotatori o artrosi acromion-claveare;
- patologie autoimmuni, morbo di Parkinson e sofferenza cardiaca.
Si teorizza inoltre una somatizzazione di alcune sofferenze psicologiche e si segnala che durante la pandemia di COVID-19 sono aumentate di quasi il 40% le diagnosi di capsulite adesiva.
Come si fa la diagnosi ?
L’esame clinico è normalmente sufficiente al medico per riconoscere la capsulite adesiva testando la mobilità dell’articolazione nella capacità di eseguire determinati movimenti. Le indagini strumentali servono perlopiù ad escludere altre patologie coesistenti.
Come si manifesta la capsulite adesiva?
Normalmente si manifesta in maniera subdola ma progressiva e lenta, riconoscendo tre fasi:
- Nella prima prevale il dolore eseguendo i movimenti dell’articolazione che restano comunque possibili mentre l’escursione articolare si riduce gradualmente. Questa fase dura in media fra i due e i nove mesi.
- Nella seconda fase si assiste a una leggera riduzione del dolore, mentre si riducono i movimenti possibili. Questa fase dura in media fra i quattro e i nove mesi.
- L’ultima fase, di “scongelamento”, vede un progressivo incremento delle possibilità di movimento articolare. Questa fase può durare fino a due anni.
Come si tratta la capsulite adesiva?
Detto che i tempi di recupero sono piuttosto lunghi, il tratta mento deve mirare alla riduzione della sintomatologia algica e al recupero della funzione articolare.
Il trattamento fisioterapico è elettivo per il recupero della mobilità, il risultato analgesico può essere incrementato da farmaci antinfiammatori e antidolorifici prescritti dallo specialista.
La fisioterapia prevede chinesiterapia tarata su un preciso protocollo che nelle prime sedute “forza” alcuni movimenti, escludendone e proscrivendone nella maniera più assoluta altri. Si associano tecar, ultrasuoni e laser. In questa fase il medico specialista può decidere di intervenire aiutando il recupero con delle infiltrazioni di corticosteroidi.
L’intervento chirurgico in artroscopia di rimozione di parte del tessuto capsulare deve essere considerato ultimo step dei casi più ostici.
Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia