A seguito di un intervento di mastectomia e successiva ricostruzione mammaria, la figura del fisioterapista può aiutare la paziente ad affrontare una serie di possibili complicanze. Dalle indicazioni fornite dallo IEO (Istituto Europeo di Oncologia), si rimarca l’importanza di un lavoro di equipe multidisciplinare in cui anche il dottore in Fisioterapia trova il suo spazio d’azione.
- Innanzitutto è fondamentale la mobilizzazione dei tessuti cicatriziali per ostacolare la formazione di cheloidi e rigidità tissutali che potrebbero addirittura compromettere la mobilità dell’articolazione della spalla più vicina all’intervento, oltre a creare un ulteriore danno estetico.
- Il primo intervento (la mastectomia) può spesso rendere necessaria la contestuale asportazione di uno o più linfonodi a livello ascellare. Questa evenienza rende molto probabile la formazione di un linfedema del braccio interessato: viene spesso perciò consigliato il ricorso al linfodrenaggio manuale, eseguito dal fisioterapista che consiglierà anche una serie di esercizi da fare quotidianamente. Spiegherà inoltre tutta una serie di norme igieniche cui prestare attenzione durante lo svolgimento delle attività quotidiane per non affaticare ulteriormente il sistema linfatico locale.
- La ricostruzione mamamria può essere invasiva per la parete addominale laddove il chirurgo abbia scelto la ricostruzione tramite lembi muscolari; in questo caso infatti, si utilizza il trasverso dell’addome e del grasso addominale al posto di una protesi in silicone. La chirurgia stessa limita i danni, inserendo del tessuto di rinforzo ma un programma di recupero muscolare e di ginnastica posturale può aiutare ulteriormente.
- Con l’inserimento di una protesi in silicone si va incontro al rischio dell’ispessimento e contrattura della capsula, ossia dei tessuti che “inglobano” la protesi stessa. La conseguenza è perlopiù estetica ma talvolta così importante da richiedere un nuovo intervento. La fisioterapia, previa necessaria autorizzazione del chirurgo, può ridurne il manifestarsi del fenomeno e comunque ridurne i disturbi utilizzando tecniche di massaggio e mobilizzazione. Essendo la complicanza più frequente nei soggetti sottoposti a radioterapia, il tutto è particolarmente indicato in questi casi.
Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia