Che cos’è la Tecar?
La Tecar è un apparecchio elettromedicale in grado di provocare un aumento della temperatura dei tessuti trattati mediante induzione di corrente elettrica ad alta frequenza: la mobilitazione che avviene sulle cariche elettriche del corpo genera calore e contemporaneamente alleggerisce il tessuto infiammato, imbibito di liquido, edematoso.
Quando si usa la Tecar?
Le principali indicazioni dell Tecar sono sulle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico: condropatie, artrosi, tendiniti e tendinosi, lesioni legamentose e muscolari, traumi contusivi con edema e/o ematoma, riabilitazione post-operatoria. Trova applicazione anche nel trattamento delle cicatrici e recentemente nel campo dell’estetica: cellulite, smagliature e rughe.
Come si svolge una seduta di Tecar?
La seduta si svolge con la parte da trattare nuda, esposta al fisioterapista che dopo aver applicato della crema per aumentare la conducibilità del manipolo che entra a contatto con la cute esegue dei movimenti circolari lenti, confrontandosi con la sensazione del paziente che deve percepire un calore gradevole. Generalmente durante la seduta si usano due manipoli di materiale diverso: uno per la fase capacitiva con cui si lavora sui tessuti più superficiali e uno per la fase resistiva con la quale si raggiungono i tessuti più duri e profondi. Una piastra metallica viene posizionata normalmente sul corpo del paziente in posizione opposta dalla zona da trattare. Le più moderne apparecchiature Tecar possono lavorare anche senza utilizzare questa seconda piastra disponendo di manipoli con elettrodi bipolari.
Quanto dura una seduta di Tecar?
Le sedute di Tecar durano in media 30 minuti, si riduce il tempo su zone particolarmente piccole e si può arrivare a 40 minuti quando la zona è particolarmente estesa.
Quante sedute di Tecar si fanno?
La Tecar viene solitamente prescritta in cicli da 5 o 10 sedute, non è raro che i benefici siano apprezzabili già dalla prima o seconda applicazione. Solitamente si eseguono 3 sedute a settimana che possono essere ridotte a 2 nei casi meno acuti.
Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia