“Il movimento è spesso in grado di sostituirsi alla medicina. Nessuna medicina può sostituirsi al movimento”, Tissot, medico francese aveva già nei secoli scorsi intuito i benefici e la vera necessità che il nostro corpo ha di muoversi. Molto spesso, in caso di dolore cronico muscoloscheletrico (CMP) questo principio viene dimenticato dal paziente in prima battuta e dai terapeuti poi, assecondando il principio del non dolore e riducendo, in virtù di questo, anche ogni minimo movimento che possa esacerbare un dolore. Nel paziente si viene a manifestare una vera e propria “Kinesifobia”, paura di muoversi, nata dall’esperienza negativa di aver affrontato esercizi o semplici movimenti non calibrati ad hoc e quindi ricordati come dolorosi. Le ultime ricerche, in controtendenza, sembrano invece dimostrare un effetto ipoalgesico dell’esercizio terapeutico soprattutto se prolungato nel tempo e quindi superando il primo impatto di aumentato dolore. In ottica di costi/benefici, l’attività fisica ha l’obiettivo di migliorare la performance fisica e la salute:
- migliorando notevolmente la qualità di vita del paziente nelle attività quotidiane;
- attivando il metabolismo e di conseguenza ottimizzare la forma fisica e ridurre l’affaticamento;
- agendo sul sistema cardiorespiratorio aumentando l’assorbimento di ossigeno.
Da un programma di movimento ben calibrato ne beneficia tra l’altro anche la salute mentale, riducendo ansia e depressione con conseguente miglioramento di alcune capacità cognitive.
In particolare, l’effetto analgesico si evidenzia particolarmente in pazienti artrosici per i quali è da preferire un allenamento di tipo aerobico e di resitenza e nei pazienti con fibromialgia per i quali sono raccomandate sessioni di 20 minuti di esercizio aerobico quotidiano per ridurre notevolmente la sintomatologia.
Si è dimostrata anche l’efficacia dell’esercizio isometrico, inteso come “contrazioni di bassa-moderata intensità mantenute per una lunga durata”. Questo tipo di attività si è dimostrata valida anche per gli effetti su zone corporee distanti dai muscoli coinvolti nell’esercizio stesso.
Il fisioterapista deve dosare un programma terapeutico secondo quattro parametri fondamentali: frequenza settimanale, tempo, durata e intensità. L’obiettivo è aumentare gradualmente la frequenza degli esercizi: è lo svolgimento quotidiano che si è visto avere i maggiori benefici.
Nel riprogrammare il programma di esercizi va tenuto presente che durante l’esecuzione può accadere di sentire dolore ma se il dolore peggiora per oltre 24 ore successive alla sessione, il programma deve essere rimodulato. Con queste attenzioni il feed-back a 4-6 settimane dall’inizio del programma dovrebbe produrre i suoi buoni risultati.
Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia