Fibromialgia

fibromialgia

La fibromialgia è una malattia caratterizzata da dolore diffuso all’apparto muscolo-scheletrico, accompagnato da una serie di sintomi fisici e psichici quali astenia, rigidità, disturbi del sonno, turbe dell’umore fino a problematiche cognitive (difficoltà di concentrazione e perdita di memoria a breve termine). Colpisce soprattutto donne  (in Italia il rapporto è di 9 a 1 rispetto agli uomini) soprattutto nella fascia di età tra i 25 e i 55 anni. Ha caratteristiche di familiarità. Può essere primitiva o secondaria ad altre malattie reumatiche, infettive, endocrine, metaboliche o varie altri sindromi di origine da ipersensibilità. L’inquadramento diagnostico avviene su base sintomatologica come riferita dal paziente in quanto vengono a mancare criteri di laboratorio o di indagini strumentali.

Il dolore deve essere presente da almeno 3 mesi, diffuso nei vari distretti corporei, “bruciante”, spesso associato a uno stato di contrattura muscolare, dipendente da fattori climatici, psicologici e dall’affaticamento. Si accompagna spesso a rigidità, soprattutto al mattino o dopo una posizione statica mantenuta a lungo. Fatica e astenia sono spesso prevalenti rispetto al dolore. Frequenti i risvegli notturni, le cefalee o le emicranie, formicoli diffusi  e problematiche vasomotorie (fino alla sindrome di Raynaud e la “sindrome delle gambe senza riposo”. Il paziente si presenta spesso ansioso, depresso, ipocondriaco.

Il ruolo della fisioterapia

Accanto all’uso di farmaci che sarà il medico a prescrivere, diversi studi attribuiscono alla riabilitazione un importanza significativa alla cura della sindrome.

Nel trattare  questi pazienti è innanzitutto tenere presente l’approccio multidisciplinare della problematica e affrontare la patologia anche da un punto di vista del sostegno psicologico e educazione comportamentale alle relazioni sociali, spesso compromesse.

L’esercizio fisico che il fisioterapista andrà a suggerire è volto a interrompere il circolo vizioso “dolore-inattività-dolore”: la riduzione di movimento causa infatti ipotrofia muscolare e depressione che a loro volta aggravano i sintomi. L’attività più indicata a questo scopo sembra essere l’attività aerobica, a basso impatto per non scoraggiare il paziente con l’eccessiva stanchezza che altrimenti accuserebbe.

Le varie idroterapie (dalla sauna alle terme passando per l’idromassaggio) aiutano ad alleviare la percezione del dolore, molto più significativamente  della terapia fisica strumentale con  laserterapia e magnetoterapia che sembrano addirittura controindicate.

Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia