La piaga da decubito è una ferita che si forma nei tessuti in risposta a una stimolazione meccanica prolungata nel tempo. Tipica dei periodi di lungo allettamento, appartiene alla sequela di sintomi definiti come “sindrome da immobilizzazione” insieme alla perdita di tono muscolare, alla decalcificazione ossea (osteoporosi), ridotta funzionalità circolatoria e respiratoria.
Nella piaga da decubito il danno è a carico dei tessuti molli dagli strati più superficiali (cute e sottocute), a quelli più profondi dell’adipe fino ai muscoli; tessuti che rimangano fisicamente compressi tra l’osso e il letto o la sedia dove si rimane immobilizzati. Le zone più colpite sono quelle dove l’osso è più superficiale, sporgente: sacro, scapole, talloni, malleoli delle caviglie e spina dorsale, soprattutto laddove le curve della colonna siano già accentuate da problematiche posturali, costato nonché clavicole e zigomi in decubito prono.
La lesione può evolvere in necrosi, ed è comunque facile terreno per infezioni che complicano la prognosi della malattia in corso. Più facile il verificarsi in età molto avanzata. Risultano particolarmente soggetti alle lesioni i diabetici a causa dell’alterata circolazione periferica, e i portatori di patologie neurologiche che alterano la sensibilità cutanea e al dolore.
Fondamentale la prevenzione: eseguire piccoli movimenti ogni 2 ore (se il paziente impossibilitato a muoversi da solo entra in gioco la mobilizzazione passiva); evitare lo sfregamento contro il piano d’appoggio (scivolamenti nell’inutile tentativo di mantenere posizioni non idonee quando si è allettati); prestare attenzione alla corretta nutrizione e idratazione; garantire idonea igiene. Sulle lesioni già in atto evitare assolutamente ulteriori pressioni.
Il fisioterapista può intervenire con le mobilizzazioni in fase preventiva e per aiutare il risanamento dei tessuti una volta che la lesione sia avvenuta con tutti gli strumenti atti ad accelerare i processi riparativi dei tessuti, dalla chinesiterapia, al massaggio circolatorio all’impiego di macchinari come l’Ener-pulse che agisce sul metabolismo cellulare.
Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia