Dall’etimologia greca: Spondilos = Vertebra ed ed Olistesis = Scivolamento, con il terrmine di “Spondilolistesi” si intende il quadro patologico determinato dallo scivolamento di una vertebra rispetto alla sottostante. È generalmente fenomeno a carico delle vertebre lombari (soprattutto IV e V).
Fig. 1 Listesi della quinta vertebra lombare rispetto all’osso sacro. Si evidenzia la sofferenza del disco vertebrale interposto.
Negli anziani è spesso di origine degenerativa, legata a forti alterazioni articolari dovute all’artrosi; più spesso è legata a frattura dell’istmo vertebrale per trauma severo o, in soggetti probabilmente geneticamente predisposti e sottoposti a microtraumi ripetuti nel tempo.
La frattura è evidenziabile tramite radiografia in proiezione obliqua con la quale si può evidenziare la “frattura del cagnolino” in quanto in questa proiezione i processi trasversi e spinoso di ogni vertebra sembrano definire la forma di un cagnolino che, in caso di frattura dell’istmo, appare come se fosse decapitato.
Fig. 2 “Il cagnolino” identificabile in proiezione obliqua.
Fig. 3 “La frattura del cagnolino” determinata dalla frattura dell’istmo.
La sintomatologia è locale (lombalgie più o meno acute e piuttosto ricorrenti), spesso accompagnata da interessamento sciatico.
La situazione tende il più delle volte purtroppo a progredire nel tempo fino a necessitare di intervento chirurgico laddove coesistano scivolamento grave e sintomatologia severa. La quantificazione dello scivolamento del corpo vertebrale inquadra la spondilolistesi in 1° (25%), 2° (50%) o 3° livello (75% 0 più).
La fisioterapia riveste un ruolo importante nel rallentare il processo con opportuni esercizi che tonifichino i muscoli che sono in grado di esercitare una vera e propria “trazione posteriore” della vertebra interessata, e un allungamento di quelli che eccessivamente rigidi peggiorano la sintomatologia e sottopongono ad ulteriore stress il disco intervetebrale già messo a dura prova.
La back-school riveste un ruolo fondamentale per ridurre i carichi al rachide nella quotidianità sia nel controllare la lordosi lombare che nell’eseguire le attività quotidiane.
Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia