La corsa per molti è più di una semplice attività fisica praticata per stare meglio in salute, per garantire una buona funzionalità del cuore, per mantenere il giusto peso corporeo o scaricare lo stress.
Alcuni corridori vivono per correre e basano gran parte della loro vita su di essa. Le loro agende sono programmate in funzione degli allenamenti e delle gare, sia le 10 km (ogni domenica!) che le maratone in città diverse e pianificano le loro vite di conseguenza.
Anche i podisti che non prendono la corsa a questi livelli estremi, vivono spesso la corsa come un irrinunciabile modo per gestire lo stress della vita e mantenere così l’equilibrio emotivo/mentale.
E se capita un infortunio? Cosa succede a un corridore quando capita un infortunio? Come fa un atleta ad affrontare la situazione di non essere in grado di fare quello che ama, di doversi riposare per giorni o mesi, di ridurre il numero o l’intensità degli allenamenti settimanali o di dover annullare la prossima grande gara?
Alcuni esperti hanno indicato che il processo emotivo per trattare un infortunio del podista può essere paragonato in qualche misura alle sette fasi del dolore che gli individui in genere sperimentano a seguito di una grave perdita. Queste fasi, vissute da persone diverse in modi diversi, in tempi e in risposta a situazioni diverse, possono effettivamente lavorare a vantaggio di un corridore, aiutandolo ad affrontare il problema in modo più produttivo ed effettivamente aiutarlo a guarire più velocemente.
Un infortunio non è ovviamente devastante come la perdita di una persona cara, ma è comunque un evento che può avere un impatto negativo sulla psiche di un individuo e può anche portare ad uno stato di depressione.
La modalità con cui il corridore affronta ogni fase del dolore a seguito di un infortunio può avere un impatto sulla rapidità di guarigione e quindi la ripresa dell’attività tanto amata.
Riconoscere ognuna di queste fasi di dolore e gestirle in modo produttivo per sé stesso, ti aiuterà a tornare prima in pista, e a viverle più serenamente perché ti aiuterà a vedere la luce alla fine del tunnel.
Fase 1: Shock o Incredulità
Come per molte altre situazioni negative che si presentano nella nostra vita, la prima reazione dopo essere stato ferito può essere un po’ di shock o incredulità. “Questo non può accadere a me” o “no, non posso davvero essere ferito” possono essere pensieri comuni, ma la cosa importante è che, dopo l’incredulità iniziale arrivi il momento di affrontare realmente la situazione. E’ frequente pensare che non sia nulla di grave anche quando si sente dolore e ci si sta preparando per una gara importante. Non si vuole credere che sia successo qualcosa che potrebbe compromettere la preparazione.
Non credere che un infortunio è effettivamente accaduto è esperienza comune, ma è importante affrontarlo e curarlo.
Fase 2: Negazione
Molto spesso la negazione va di pari passo con l’incredulità iniziale di scoprire la “ferita”. Senti il dolore, sai che è lì, ma lo ignori vuoi credere che non è mai realmente accaduto, ti convinci che passerà. Il problema è che una lesione spesso non guarisce miracolosamente senza riposo e trattamento, e negare che il danno c’è, far passare tempo prima di affrontare il problema, significa farlo diventare magari più grave e questo allungherà anche i tempi di guarigione.
“Quando cuore e mente sono concentrati su un obiettivo, è facile voler negare che ci sia un infortunio che può ostacolarvi”, spiega Luke Bongiorno, direttore di terapia fisica a NY Sports Med. “Ma è molto meglio fare quello che devi da subito per guarire, piuttosto che ignorare il danno e andare incontro a una lesione potenzialmente più grave, che avrà tempi di recupero più lunghi in seguito.”
Fase 3: Rabbia
E’ vero, è brutto star male. E hai tutto il diritto di essere arrabbiato o pensare che non è giusto. Ma hai due scelte: puoi continuare a essere arrabbiato con qualcosa che su cui non hai il controllo in quanto è già avvenuto, o puoi mettere questa rabbia al tuo servizio facendo tutto il possibile per ottenere un miglioramento più velocemente. Questo significa che è meglio riposare per qualche settimana o intraprendere un programma di fisioterapia in modo da poter tornare a correre: usare la tua rabbia per fare ciò che è necessario per tornare in campo.
Allison Lind, fisioterapista al NY Sports Med, è un appassionato maratoneta e triatleta. Mentre stava preparando una gara, scoprì di avere una frattura da stress che avrebbe potuto ostacolare il suo programma di allenamento. “Ero pazzo”, dice Allison. “Concentrato sulla gara ho pensato “Perché proprio a me? Perché proprio adesso?” Ma Lind, appena capite le conseguenze che avrebbe avuto il non affrontare la lesione, anche se era arrabbiata con la situazione, ha usato quella rabbia per concentrarsi sul modo migliore per tornare in forma nel più breve tempo possibile. Da allora, Allison ha portato a termine più di triathlon (tra cui 1 ° e 2 ° posto) e finito nella top ten in Iron Man a Kona, Hawaii.
Fase 4: Contrattazione
Spesso non c’è “soluzione rapida” per guarire. Il corpo può avere bisogno di tempo per riposare o potrebbe aver bisogno di un programma di riabilitazione specifico. Gli atleti possono pensare che se solo facendo di più, guariranno più velocemente, ma non si possono affrettare le cose. Gli infortuni hanno bisogno di tempo per guarire correttamente. Anche se si potrebbe pensare che una terapia settimanale o più esercizi a casa potrebbero accelerare il processo di guarigione, non sempre quest’equazione funziona. C’è bisogno di riposo, oltre alla riabilitazione per la riparazione dei tessuti e guarire. “Fare di più”, non è un biglietto per una pronta guarigione.
Si può avere la convinzione che si possa conseguire i propri obiettivi offrendo qualcosa in cambio, pensare che possa essere sufficiente fare di più. Il punto è che a volte esagerando si rischiano danni ancora più gravi. Gli atleti spesso cercano una via d’uscita pur di non rinunciare completamente ai loro obiettivi.
Fase 5: Il senso di colpa
Spesso mentre cura un infortunio, l’atleta inizia a sentire un po ‘di senso di colpa. “Cosa avrei potuto fare per evitare questo danno?” O “Perché non ho riconosciuto le prime avvisaglie del male prima che peggiorasse così tanto?” Sono pensieri comuni. Ma sentirti in colpa non è utile per accelerare il recupero, anzi lo farà solo sentire peggio.
È così facile guardare indietro e pensare a tutto ciò che si sarebbe potuto fare in modo diverso per evitare danni. Certo, si sarebbe potuto indossare scarpe migliori, non si sarebbe dovuto aumentare il chilometraggio così in fretta, si sarebbe dovuto riposare non appena il ginocchio ha iniziato a dare dolore… Ma non si può tornare indietro e cambiare ciò che è già stato fatto.
Così, invece di sentirti in colpa per cose che avresti potuto fare in modo diverso in passato, usa la tua energia per concentrarti sul futuro e sul modo di migliorare in fretta. E se ti senti colpevole per quanto ti è accaduto, usa questa sensazione per fare ciò che è meglio per te in modo da poter ottenere un miglioramento.
Fase 6: Depressione
Comprensibilmente, ci sono molte ragioni per sentirsi depressi quando si è vittima di un infortunio in corsa, soprattutto se questo ti terrà “fuori uso” per un po’. Ma se è normale sentirsi male perché non è possibile correre o se senti dolore, questo non dovrebbe essere una licenza a sguazzare nell’autocommiserazione. “Se ti lasci possedere dalla depressione, questa ti impedirà di migliorare la situazione”, spiega Krista Simon, un fisioterapista del NY Sports Med specializzata in biomeccanica degli arti inferiori.
Krista è anche un assistente della American Cancer Society. “E’ normale sentirsi giù perché non si può fare ciò che si ama, ma se ti lasci andare giù, puoi impedire il recupero.”
Cosa devi fare quando ti senti perso perchè non puoi correre? Trova altre cose per tenerti occupato. Se sei alla ricerca della forma di fisica o hai bisogno di un’altro esercizio, prova il nuoto, il golf o lo yoga. Se ti manca l’emozione del giorno della gara, fai volontario a un punto ristoro. Se ti mancano i tuoi compagni di allenamento, frequentali in qualche altro contesto sociale. Trova il modo per mantenere il tuo spirito: ciò ti vedrà più predisposto al programma di riabilitazione e renderà il cammino del recupero più sopportabile.
Fase 7: Accettazione
L’accettazione è la fase finale del processo di lutto e indica che si è pronti ad andare avanti. Si impara finalmente ad accettare il fatto che si ha una danno, che potrebbe essere necessaria una pausa dall’attività che si ama, ti rendi conto che cosa ci vorrà per tornare in forma e si può guardare il percorso con occhi più realistici. Più velocemente si arriva alla fase di accettazione, più velocemente è possibile concentrarsi su cosa è meglio fare, senza lasciarsi andare a pensieri o azioni negativi. Lo stress e la negatività possono ostacolare il recupero fisico, una volta che si riducono lo stress e i pensieri negativi associati all’infortunio, si approccia più positivamente il recupero. E prima si fa questo, più è probabile che si tornerà presto al livello di attività ottimale.
Il passaggio attraverso queste sette fasi può essere rapido o può essere un lungo percorso. Come un individuo reagisce dipende in parte dalla personalità, dall’entità della lesione, dal tempo che la lesione renderà impossibile correre, e da vari altri fattori interni ed esterni.
Ricorda: è meglio concedersi tutto il tempo necessario alla riabilitazione corretta e guarire perfettamente che anticipare i tempi e rischiare di andare incontro a un nuovo infortunio.
(fonte: NYSports Med)