Esercizio e risposta muscolare

allenamento

Ogni tipo di allenamento sortisce effetti diversi sulla muscolatura. Per capire l’effetto sul muscolo di ogni singolo esercizio bisogna avere chiara la fisiologia del tessuto muscolare.

Un muscolo è formato da numerose cellule. I gruppi di queste cellule innervate dalle diramazioni di una singola cellula nervosa (di origine midollare) forma un’unità motoria. Il numero di miocellule appartenenti alla stessa unità motoria è variabile da poche unità (come per i piccoli muscoli oculomotori ai quali è richiesta molta precisione) a parecchie migliaia (come nel muscolo grande gluteo). Lo stimolo nervoso determina la massima contrazione di tutte le cellule che compongono l’unità motoria contemporaneamente. Maggiore è la forza che si chiede di sviluppare al muscolo, maggiore è il numero di unità motorie coinvolte. Le prime ad essere reclutate sono sempre le stesse; man mano che il carico di lavoro aumenta ne entrano in gioco altre, sempre nello stesso ordine. Le prime ad essere chiamate in causa sono  le fibre muscolari a contrazione lenta.

Le cellule muscolari, infatti, si suddividono  in tipo I (contrazione lenta, meccanismo aerobico) e in tipo II (contrazione rapida, traggono energia attraverso  glicolisi aerobica e producendo acido lattico). Le fibre  muscolari di tipo II sono a loro volta suddivisibili in IIa e IIb; le prime, con l’allenamento, possono modificarsi e avvicinarsi alle caratteristiche dei tipo I, pur rimanendo innervate da cellule nervose di caratteristiche diverse da quelle che in natura  arrivano alle fibre lente. Queste, a loro volta, con gli allenamenti lunghi, sanno diminuire il loro bisogno di ossigeno.

Geneticamente i due tipi di cellule muscolari sono rappresentate in ugual misura nei muscoli di un individuo; ma ci sono differenze percentuali nei diversi muscoli e in tratti differenti dello stesso muscolo. La prima differenza la fa probabilmente  la genetica prima ancora che l’allenamento per cui negli sportivi impegnati in gare di resistenza predominano le fibre di tipo I, negli sportivi ai quali è richiesta forza e velocità predominano le fibre anaerobiche.

L’allenamento a bassa intensità protratto nel tempo stimola soprattutto le cellule I intorno alle quali aumenta la capillarizzazione e quindi l’apporto di ossigeno ai mitocondri (componenti intracellulari fondamentali nel meccanismo di produzione di energia). Il risultato è una maggiore capacità a ripetere lo stesso sforzo nel tempo. Non aumenta la forza né il volume del muscolo.

L’allenamento nel quale si chiede una produzione d forza aumenta invece il volume muscolare; le cellule migliorano il metabolismo anaerobico ritardando l’accumulo di acido lattico che determina calo della prestazione. Questo tipo di allenamento deve essere graduale perché l’aumento della forza sviluppata dal muscolo deve essere sostenuta da tendini e dalle loro inserzioni sull’osso  che devono avere tempo di guadagnare elasticità ed adattarsi ai cambiamenti.

Tiziana Bini, Dott.ssa in Fisioterapia